L’abrogazione dei voucher operata dal Governo in tutta fretta per scongiurare il rischio di referendum indetto dalla CGIL aveva creato più di qualche disagio a famiglie ed imprese ma soprattutto aveva lasciato un’importante vuoto normativo. Questa lacuna è stata colmata la scorsa settimana attraverso l’approvazione della cosiddetta “manovrina” nata per rispondere alle criticità individuate dall’Unione Europea.
I voucher vengono quindi sostituiti da due distinti strumenti: PrestO e il Libretto Famiglia, il primo pensato per le imprese e i professionisti mentre il secondo appunto, per le famiglie.
PrestO è attivabile online, direttamente dal portale INPS, creando una sorta di mini-contratto occasionale con una paga oraria minima negoziabile di 9 € a cui va aggiunto il 33% di contributi a carico del datore, oltre al premio assicurativo contro infortuni e malattie professionali. Rispetto ai ‘vecchi’ voucher si riducono però i limiti di utilizzo. In primo luogo, possono essere utilizzati solo dalle imprese con meno di 5 dipendenti a tempo indeterminato, dai professionisti, la prestazione dev’essere almeno di 4 ore, è previsto un limite orario annuo pari a 280 ore ed il tetto massimo è fissato a 5.000 € annuali dove però la prestazione tra il medesimo committente ed il medesimo lavoratore non può superare i 2.500 € annui. Se tali condizione vengono disattese la collaborazione si trasforma in un contratto a tempo indeterminato mentre se si violano le tempistiche per la comunicazione all’INPS la sanzione è di tipo pecuniario.
Il Libretto Famiglia invece, è acquistabile presso l’INPS o le Poste al fine di retribuire i piccoli lavori domestici (giardinaggio, pulizia, manutenzione, ecc), l’assistenza domiciliare e l’insegnamento privato. In questo caso un singolo voucher ha il valore non modificabile di 10 € e somme più alte vanno corrisposte per multipli di 10. Il costo totale sostenuto dalla famiglia, tenendo conto di contributi e assicurazione, sarà di 12 €. Anche nel caso delle famiglie esiste il limite dei 5.000 € aunni che però saranno esenti da imposizione fiscale e non incideranno sullo stato di disoccupazione.